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Innovation Coaching

Scopriamo perché l’innovazione ha bisogno di un allenamento in azienda e come organizzarlo

Negli Stati Uniti, la cui economia è stata sconvolta negli ultimi 20 anni dall’approccio disruptive delle startup e dalle big-tech , l‘Innovation Coaching è una realtà che si è affermata negli ultimi anni andando a delineare una figura all’interno delle aziende che allenasse l’organizzazione ed i dipendenti all’innovazione.

L’adozione di questa figura è sempre meno solo appannaggio delle multinazionali e sempre più diffusa. L’Innovation Coaching si rende necessaria sempre di più in un’epoca di profonda trasformazione digitale che la pandemia ha ancor di più accelerato.

Per avere delle ricadute positive è necessario che l’azienda stili un piano formativo per i dipendenti che abbia delle chiare finalità ed obiettivi, che sia l’adozione di un nuovo applicativo gestionale o un totale cambio di organizzazione aziendale è importante che le persone siano coinvolte e che comprendano i perché dell’innovazione e del suo percorso in azienda.

Per questo ruolo bisogna essere in grado di avere spiccate doti comunicative e molta passione per l’innovazione e le sue applicazioni positive ma non solo. Chi è l’Innovation Coach? La definizione ce la fornisce Phil McKinney, ex Chief Technology Officer (Cto) di Hewlett-Packard, oggi presentatore di un programma radiofonico chiamato “Killer Innovations” e autore di Beyond The Obvious, un testo su come usare innovazione e creatività per raggiungere il successo.

Un Innovation Coach è in grado di collaborare con i clienti in un processo creativo e capace di stimolare il pensiero che possa ispirarli a massimizzare il loro potenziale personale e professionale e che dia loro gli strumenti per farlo

Continua McKinney “L’Innovation Coach è l’argomento più nuovo e più ‘caldo’ nell’ambito della comunità degli innovatori”. Proprio per questo è ancora in parte da esplorare. Gli executive coach sono ormai considerati uno strumento accreditato per migliorare le performance personali e quelle aziendali all’interno di una organizzazione. Il loro impatto sulla realtà aziendale è stato dimostrato: secondo The Economic Times il ROI dell’attività di coaching vale quasi sei volte il suo costo e porta a un miglioramento nelle relazioni del 77%, del lavoro di squadra del 67%, della soddisfazione lavorativa del 61% e della qualità del 48%. L’impatto dell’Innovation Coach non è stato ancora studiato, ma per mia esperienza – sostiene Phil McKinney – un esperto innovatore può avere un impatto significativo a livello personale e sull’intera azienda.”

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Andiamo a vedere quali sono i requisiti fondamentali del perfetto Innovation Coach secondo Lisa Bodell, Ceo di futurethink, una società di New York impegnata sulla ricerca e sulla formazione per l’innovazione:

  • Essere Innovatori in prima persona e sperimentare l’innovazione in prima persona oltre che essere costantemente aggiornati.
  • Vedere oltre il perimetro aziendale, ovviamente avere una panoramica completa del proprio settore ma anche saper guardare sia al di fuori della propria azienda sia nei settori diversi per scoprire i trend dell’innovazione.
  • Relazionarsi e adeguarsi al proprio pubblico, prima regola per una efficace comunicazione e trasmissione dei valori.
  • Puntare sull’Experiental Learning ovvero sull’apprendimento con esperienze interattive, andare oltre le presentazioni in power point e coinvolgere le persone.
  • Gestire lo scetticismo e prevenire eventuali critiche sono compiti che concludono il lavoro di coinvolgimento creato con l’interazione del punto prima.
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Per approfondire l’argomento ed il tema vi lascio con due libri e due articoli di approfondimento:

Phil McKinney parte dal principio che produrre e concretizzare grandi idee è la chiave per restare all’avanguardia in un mondo che sta cambiando a una velocità vertiginosa. Ma perché è tanto difficile farlo? Secondo l’esperto di innovazione, il vero problema è che stiamo insegnando alle persone a fare le domande sbagliate sul proprio business, o a non farne nessuna. Perciò l’autore ha elaborato un suo personale metodo, il FIRE (Focus, Ideation, Ranking, Execution) Method per far sì che le aziende facciano le domande giuste, quelle che servono loro a sopravvivere. Il libro è ricco di esempi concreti e punta a cambiare il modo in cui le persone innovano e creano.

“Essere un Coach Innovator – si legge nella presentazione del testo – vuole dire incoraggiare una cultura che punta all’emersione delle idee, massimizzare la creatività e il coinvolgimento e generare un maggior numero di opzioni per se 
stessi e per gli altri. In definitiva consiste nell’andare oltre l’ovvio e dare 
spazio a idee nuove”.

Cristina Bianchi è founder e Managing Director di “Enhance Training and Development”, società internazionale che offer soluzioni relative alla formazione, mentre Maureen Steele è founder e Managing Director di The Training Box, altra società per formatori e comunicatori.

Il mondo sta cambiando e chi ha successo impara a innovare i propri prodotti insieme ai propri processi e alle persone.

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Ogni due settimane un approfondimento sul mondo della Digital Innovation

© 2023 Andrea Zurini